I pazienti critici devono essere soccorsi con le procedure migliori possibili, nei tempi minori possibili, in tutti i territori italiani senza distinzioni. Ma fra un soccorso su trauma a Milano ed uno a Castiglion Fiorentino c’è una enorme differenza sui tempi di ospedalizzazione. Se il paziente ferito nell’hinterland di Milano può essere ospedalizzato in 10 minuti in un CTS, da Castiglion Fiorentino a Siena c’è almeno un’ora e mezza di strada. Ecco perché è nato l’approccio della “sosta tecnica”.
La sosta tecnica: un approccio utile nell’Italia clinicamente “rurale”
La sosta tecnica è una di queste tematiche. La procedura – che si applica nel percorso di soccorso dei pazienti traumatici in aree rurali – è preziosa quando la centralizzazione diretta nel trauma center di riferimento non è possibile. In queste situazioni si preferisce puntare all’ospedale secondario di riferimento, per migliorare la stabilizzazione del paziente, prima di puntare alla sala operatoria più competente e tecnologicamente avanzata.
Cosa viene spiegato nella lezione di questo corso?
Giovanni Sbrana, anestesista-rianimatore del 118 della Toscana sud-est ha raccontato in questa breve lezione durante il Congresso Nazionale di Emergenza-urgenza cosa sia e come funzioni la procedura della sosta tecnica, e perché sia importante standardizzare questo metodo in tutta Italia, dove le distanze dai centri trauma maggiori sono elevate e c’è bisogno di una gestione dei pazienti molto attenta e adeguata ai cambiamenti in corso nel nostro SSN.