La sosta tecnica: il percorso del paziente in aree remote italiane

Il paziente che ha subito un grave incidente traumatico non sempre può essere ospedalizzato rapidamente nella struttura più avanzata della Regione. Ecco perché in Toscana è nata l’idea della sosta tecnica. Cos’è e come funziona?

Rescue Press · 30 Maggio 2022

I pazienti critici devono essere soccorsi con le procedure migliori possibili, nei tempi minori possibili, in tutti i territori italiani senza distinzioni. Ma fra un soccorso su trauma a Milano ed uno a Castiglion Fiorentino c’è una enorme differenza sui tempi di ospedalizzazione. Se il paziente ferito nell’hinterland di Milano può essere ospedalizzato in 10 minuti in un CTS, da Castiglion Fiorentino a Siena c’è almeno un’ora e mezza di strada. Ecco perché è nato l’approccio della “sosta tecnica”.

La sosta tecnica: un approccio utile nell’Italia clinicamente “rurale”

La sosta tecnica è una di queste tematiche. La procedura – che si applica nel percorso di soccorso dei pazienti traumatici in aree rurali – è preziosa quando la centralizzazione diretta nel trauma center di riferimento non è possibile. In queste situazioni si preferisce puntare all’ospedale secondario di riferimento, per migliorare la stabilizzazione del paziente, prima di puntare alla sala operatoria più competente e tecnologicamente avanzata.

Cosa viene spiegato nella lezione di questo corso?

Giovanni Sbrana, anestesista-rianimatore del 118 della Toscana sud-est ha raccontato in questa breve lezione durante il Congresso Nazionale di Emergenza-urgenza cosa sia e come funzioni la procedura della sosta tecnica, e perché sia importante standardizzare questo metodo in tutta Italia, dove le distanze dai centri trauma maggiori sono elevate e c’è bisogno di una gestione dei pazienti molto attenta e adeguata ai cambiamenti in corso nel nostro SSN.

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